INTERVISTA DI FAMIGLIA CRISTIANA A PIER FERDINANDO CASINI: solo al CENTRO!

Da destra lo cercano insistentemente, per paura che gli scandali che hanno coinvolto il premier possano compromettere la tenuta della maggioranza alle elezioni regionali. Da sinistra lo cercano per la ragione opposta.

Ma non è stata un’estate politica di quelle che piacciono a Pier Ferdinando Casini: «Un’estate particolare», sorride amaro il leader dell’Unione di Centro, da molto tempo silenzioso e attento a non farsi immischiare nella bagarre politica costruita sugli affaires. «Mai come in questo momento», avverte Casini in questa intervista esclusiva a Famiglia Cristiana, «avvertiamo il limite della politica basata sulla contrapposizione e sulle polemiche: ma noi che tipo di società vogliamo costruire? Quali modelli vogliamo trasmettere ai nostri figli?
La lettera di dimissioni del direttore di Avvenire, Dino Boffo, è uno straordinario documento umano e politico. Un grido di denuncia che rischia di segnare un’epoca. Dalle pagine del vostro giornale voglio manifestare a Boffo tutto il mio affetto e la mia solidarietà».

– Perché si è deciso a parlare?

«Perché il caso del direttore di Avvenire va ben oltre il merito della vicenda: è la metafora di un potere che pretende l’omologazione».

– Se così è, come siamo arrivati fin qui?

«Il Pdl e il suo leader stanno cambiando pericolosamente. Alle elezioni politiche hanno espunto dalle alleanze qualsiasi elemento che non consentisse la completa assuefazione alla volontà del capo. Su questo terreno sono nati lo scontro con l’Udc e la consegna alla Lega delle chiavi della politica italiana. È davvero paradossale che si affidi oggi la mediazione con il Vaticano a Bossi e Calderoli! All’interno del Pdl sta prevalendo la visione del mondo e della politica italiana, affidata al direttore de il Giornale Vittorio Feltri. Altro che Gianni Letta... Nel “caso Boffo”, non viene colpito un giornalista che ha fatto l’opposizione al Governo, ma chi, nell’ambito di un’azione che si può definire di grande attenzione verso le posizioni della maggioranza, si permette di rivolgere una critica ai comportamenti del presidente del Consiglio. Quando poi Avvenire, nei giorni successivi alle dimissioni di Boffo, parla di “videoindecenza”, coglie il nodo di un’altra questione fondamentale: la libertà dei mezzi di comunicazione privati e soprattutto pubblici. Basta pensare che la stessa telefonata del Papa al cardinale Bagnasco è stata praticamente occultata dai principali telegiornali. È evidente l’idea di sostituire il Governo delle cose concrete con una sorta di rappresentazione autoreferenziale della realtà e per questo bisogna espungere tutti gli elementi che non siano in un totale conformismo di impostazione ideologica».

– C’è secondo lei un’emergenza democratica fra potere e informazione?

«Non mi piacciono certe espressioni, ma io vorrei un Paese in cui le persone come me possano continuare a dissentire da Santoro. Non un Paese nel quale si spenga la voce di Santoro. Chi ha cento voti di maggioranza in Parlamento deve governare il Paese e confrontarsi con le questioni poste dall’opposizione. Qui un giorno si attacca l’Unione europea, il giorno dopo si portano in tribunale i giornali, il terzo magari ci deliziamo con Putin e con Gheddafi... Un delirio di uno contro tutti che finisce per essere autolesionistico per l’Italia e per lo stesso presidente del Consiglio. Mi chiedo che tipo di epilogo politico rischia di avere questa legislatura, partita all’insegna del bipartitismo e dell’autosufficienza e già impantanata».

– La cercano da destra e da sinistra...

«Noi siamo disponibili a fare alleanze solo sulla base dei fatti, non delle parole, delle promesse o dei posti. Chi è venuto nell’Unione di centro i posti li ha persi. Con l’idea della politica che sta avanzando, le distanze fra noi e gli altri si allargano. La mia paura è che la vicenda di questi giorni rischi di diventare la metafora del Paese: la crisi offre grandi possibilità di fare le riforme che servono, e invece ci si crogiola affermando che l’Italia si è accorta prima degli altri Paesi della crisi e ne sta uscendo meglio. Mi permetterei di eccepire: basti pensare alle scelte iniziali del Governo e ai quattro miliardi di euro che rischia di costare agli italiani la follia dell’Alitalia. Penso che, prima o poi, qualcuno dovrà risponderne. E che fine ha fatto l’impegno di introdurre il “quoziente familiare” sul quale chiediamo conto dall’inizio della legislatura? Avevamo il dovere di aiutare le famiglie, e invece nulla, tabula rasa, mentre i genitori ancora non sanno se avranno il tempo pieno a scuola o no».

– Resta il fatto che per le elezioni regionali bisognerà scegliere. E del Pd cosa pensa?

«Mi auguro che il nuovo segretario faccia una scelta di lungo respiro, strategica. Se il Pd si deve porre un giorno il problema di Rifondazione, il giorno dopo quello di Di Pietro, e quello dopo ancora del Partito radicale, finisce per certificare l’esistenza di una forza minoritaria senza alcuna vocazione di governo del Paese. L’alternativa di governo non si crea denunciando le performance sessuali del presidente del Consiglio, ma avendo un’idea dell’Italia che non può soddisfare allo stesso modo Rifondazione, Di Pietro e i moderati. Occorre, inoltre, una sensibilità nuova verso i temi etici, rompendo le vecchie barriere che portano la sinistra moderata a non comprendere che tanti temi del mondo cattolico si coniugano con una società moderna che non dimentica l’uomo e i suoi valori. Se permarrà questa incomunicabilità fra mondo cattolico e sinistra, non ci sarà mai una seria alternativa. Quanto alle elezioni regionali, non abbiamo la vocazione alla solitudine, valuteremo caso per caso sulla base di un’idea concreta dei fatti, dei programmi e degli uomini. Ma di fronte a una situazione così, io dico che non ci lasceremo tirare per i capelli da nessuno; andare ancora una volta da soli non ci spaventa».

– Dove vi porta questa posizione?

«Ci consente e ci consentirà di essere protagonisti di un’Italia diversa che vogliamo costruire, perché è chiaro che il dopo Berlusconi è già cominciato. Alla fine di questa legislatura capiremo se sarà possibile costruire una proposta di governo che si emendi dal populismo e dal radicalismo ideologico. Che finiscono, peraltro, per degenerare in fenomeni razzisti».

La Lega e il Governo sbagliano sull’immigrazione?

«Siamo tutti per il rispetto delle regole, e chi sbaglia paghi. Ma noi dobbiamo integrare, non respingere. Mio nonno e tutta la sua famiglia si fecero la quarantena a Ellis Island e vent’anni di immigrazione negli Usa. I nostri cromosomi sono questi e invece si istilla odio ogni giorno».

– Che pensa di Fini quando dice che le leggi non le deve fare il Vaticano?

«Le leggi non le ha mai fatte il Vaticano. Ma chi ritiene che debbano farle i legislatori italiani non può ritenere che i parlamentari cattolici rinuncino a difendere le proprie convinzioni. La legge sulla fecondazione ha avuto un supporto molto forte di tanti parlamentari del Centrosinistra, che non hanno risposto ai richiami delle gerarchie ma solo e unicamente alla propria coscienza. Il presidente della Camera, ne sono certo, nei prossimi mesi vorrà essere custode non solo delle proprie convinzioni, ma anche delle convinzioni etiche di chi, in nome della vita, e del futuro dei propri figli, ha idee diverse dalle sue».

Guglielmo Nardocci

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